Un’OPCM poteva scriverla anche un somaro

13 gen. 2018

Due righe su una banale OPCM avrebbero risolto la questione dei numerosi aggregati che, a distanza di nove anni dal sisma del 2009, sono impossibilitati a procedere con la ricostruzione perché hanno subito qualche danno anche dai più recenti terremoti.

Si tratta di aggregati abbandonati in mezzo al guado da coloro che millantano di rappresentare la governance della ricostruzione e che in questi due anni e mezzo sono stati incapaci di risolvere una grave situazione di stallo.

Occorre riconoscere, però, che questi scienziati hanno ragionato sulla questione per ben due anni e mezzo ed infine hanno "ipotizzato" che la soluzione percorribile è quella che:

"se il danno prevalente l'ha generato il sisma del 2009 la pratica segue la relativa normativa e viene istruita dall'USRC, viceversa la pratica va adegua alle nuove norme e istruita dagli uffici pensati per i terremoti successivi."

Una "genialata", tardiva e ovvia, che poi non è mai stata trasformata in atti utili a renderla efficace e praticamente spendibile.

Un menefreghismo che la dice lunga sull'utilità, la qualità e l'incisività dell'azione dei sindaci del cratere.

Questa situazione di stallo, infatti, da agosto 2016 è rimasta tal quale nonostante 57 sindaci rappresentino una forza dall'enorme influenza politica e molti di loro si fregino di militare nello stesso partito al governo e quindi della sottosegretaria De Micheli.

Sta di fatto che un somaro, con una banale OPCM, avrebbe da anni risolto la questione.


Walter Salvatore