Stiamo ricostruendo un diffuso "Via Campo di Fossa"

3 dic. 2015

Chi governa la ricostruzione nel cratere sismico aquilano ha già rimosso il ricordo di quanto è successo nella zona di Via Campo di Fossa all'Aquila in quell'ormai lontano 6 aprile del 2009 oppure non ne sa nulla perché estraneo al territorio.

La naturale ed inquietante conseguenza è non fare nulla per prevenire il ripetersi di casi analoghi.

In molti comuni del cratere, infatti, si stanno ricostruendo interi aggregati su un dedalo di cavità/cantine.

Mentre all'Aquila le istruttorie affrontano queste realtà adottando regole di buon senso, efficaci ed intelligenti, nel resto del cratere si è obbligati, da regole che alcuni hanno invano più volte definito demenziali, ad ignorare tali ambienti e far decidere al fato chi perirà al prossimo terremoto e chi invece la farà franca.

A nulla sono serviti gli inviti a rivedere le procedure dedicate a questo fenomeno per renderle realmente applicabili invece che una inutile, farraginosa quanto inefficace ginnastica burocratica amministrativa.

Per non lasciare al fato la sorte di centinaia di terremotati non resta che rimettere il problema nelle mani della magistratura che, con i suoi tempi, saprà appurare se l'ottusità tecnica-burocratica stia compromettendo la sicurezza di quanto ricostruito ed in corso di ricostruzione e nel caso individuarne i responsabili.

Avremmo sicuramente preferito assistere ad un guizzo di intelligenza da parte dei soggetti preposti, anche solo equiparando le procedure del cratere con quelle applicate all'Aquila, ma l'incomprensibile ed ottuso arroccamento non lascia alternative.
 

Walter Salvatore