Semplice semplificare ma difficile che avvenga

6 ago. 2018

Su interessamento dei sindaci, solo perché sollecitati dai tecnici comunali dei paesi ricompresi nell'area del sisma 2016, il recente decreto terremoto ha introdotto la possibilità di sanare, senza troppi patemi d'animo e inutili complicazioni, quei numerosi piccoli abusi edilizi e disallineamenti catastali stratificatisi nei decenni e spesso frutto dei favori concessi alle clientele di turno. Un mal costume a cui sembra ci si sia assuefatti.

Un diffuso disallineamento urbanistico e catastale che caratterizza anche i comuni compresi nell'area del sisma 2009 ma qui, invece, le lentezze burocratiche, l'indifferenza della politica, insieme al dilettantismo, alla superficialità e al menefreghismo degli enti e dei soggetti apicali deputati alla ricostruzione, continuano ad infliggere gratuite sofferenze ai terremotati sommandone addirittura di nuove con cadenza quasi quotidiana.

Ed è così che, solo per citare qualche esempio:

a) in occasione della richiesta di un permesso a costruire l'ufficio tecnico chiede, per agevolare e velocizzare l'istruttoria della pratica, l'"Elenco dei proprietari e eventuali passaggi di proprietà dal 1942 ad oggi, anche fornendo copia degli atti se in vs. possesso";

b) con una nota a piè pagina inserita nel modello USRC/4 un improvvisato legislatore modifica la Legge corrente, addirittura in modo retroattivo, inventandosi una discriminante che vieta a taluni proprietari di far parte dei consorzi obbligatori o delle procure speciali;

c) un SAL pende da sei mesi per le inefficienze degli uffici preposti e adesso non lo si può liquidare perché un subappaltatore, le cui fatture sono già state saldate dall'appaltatore prima della richiesta del SAL, oggi non ha il DURC in regola ma era regolare al momento in cui l'appaltatore l'ha liquidato, al momento della richiesta del SAL e regolare lo è rimasto nei sei mesi successivi;

d) un Ufficio Territoriale per la Ricostruzione sostiene che coloro che non hanno aderito al Consorzio obbligatorio non hanno gli stessi diritti di chi invece vi ha aderito consentendo di formare quel 51% di proprietà necessario per ritenerlo validamente costituito. Altri Uffici Territoriali per la Ricostruzione ritengono illegittimo applicare questa discriminante;

e) se nel frattempo muore l'usufruttuario il contributo di colui che aveva la nuda proprietà viene ridotto;

f) se una cantina/cavità non è censita in catasto è come se non esistesse;

g) se un sindaco non provvede e quindi omette di demolire un fabbricato il cui pericolo di crollo è certificato da perizie tecniche nonché da verbale di sopralluogo dei VVFF, le somme necessarie per la demolizione e smaltimento delle macerie vengono poste in capo ai proprietari;

h) se un consorzio nomina un presidente senza rispettare le dovute maggioranze il Giudice Civile si guarda bene dall'annullare la determina e quindi, fatalmente, la ricostruzione sarà terminata prima che l'iter giudiziario arrivi a conclusione. Stessa sorte se il consorzio infrange anche gli ulteriori pochi articoli del proprio statuto e lo fa in modo sistematico;

e si potrebbe continuare all'infinito, magari sottolineando le numerose disparità di trattamento che caratterizzano la ricostruzione nel cratere e quella all'Aquila o il rifiuto degli uffici della ricostruzione di applicare la norma del 2015 che consente di intervenire con denaro proprio per il recupero della propria abitazione...

...ma a chi lo dici? 

Walter Salvatore