Ricostruzione: quegli errori mai ammessi
14 giu. 2015
La matita rossa andrebbe temperata spesso per quanti errori si riscontrano nelle norme e procedure che caratterizzano la ricostruzione dell'Aquila e dintorni.
Errori che gli autori mostrano di non aver alcuna intenzione di ammettere né tantomeno correggere.
Un atteggiamento che non fa bene al nostro territorio né gli fa onore... ma è un vizietto che arriva da lontano e purtroppo ben noto a coloro che con le norme ci lavorano.
Nel 1992, per esempio, ad uno zelante funzionario regionale fu dato mandato di redigere la nuova norma in materia di "Musei di Enti locali o di interesse locale", quella che poi diventò la L.R. 44 del 1992.
Assolse al compito copiando letteralmente la legge già in vigore nella Regione Piemonte.
Volle cambiarne, per evidenti ragioni, alcuni passaggi e così, nella versione abruzzese, eliminò il paragrafo piemontese relativo ai "depositi museali" ma non si accorse che la relativa descrizione si abbinò erroneamente al paragrafo che argomentava dei "centri di documentazione" (art. 3 comma 4).
Dal 1992 in Abruzzo, e solo in Abruzzo, un Centro di Documentazione museale è, per legge, un "deposito ordinato di beni museali, inventariati e custoditi in ambienti in uso all'ente locale...".
Nonostante gli inviti e le segnalazioni non ci fu verso di far correggere questa enorme castroneria.
Ancora oggi la norma la contiene immutata e ci fu chi si inerpicò in strabilianti e rocambolesche giravolte mentali per convincere che così era corretto.
Nelle regole che governano la ricostruzione possiamo contare almeno una decina di errori madornali e constatare che, dal 1992 ad oggi, l'arroccamento su posizioni indifendibili, da parte dei protagonisti della cosa pubblica, è rimasto immutato.
Oggi è la volta dello strafalcione contenuto nel Dll appena licenziato. La ricostruzione si blocca perché alcuni soggetti, invece di starsene a casa a fare la calzetta o a coltivare l'orto, si incaponiscono nel volersi occupare di materie di cui non hanno contezza.
Incompetenti allo sbaraglio lasciati in posizione apicale e noi appresso a subirne gli effetti.
Walter Salvatore