Ricostruzione ed eternità

27 gen. 2016

Le norme partorite per gestire la ricostruzione post-sisma riportano tutte, senza eccezione alcuna, la premessa che sono emanate per garantire il rapido rientro della popolazione nelle proprie abitazioni.

Il terremotato non ha motivo per credere il contrario o che qualche attore locale, nell'esercizio di quella caccola di autorità o potere che malauguratamente gli è stato lasciato da gestire, sia invece pervicacemente impegnato nel creare motivi per rendere la ricostruzione un esercizio snervante, irto di ostacoli, viziato da diffuse iniquità e dubbi rapporti clientelari.

Quando il terremotato si imbatte in soggetti di tal fatta non ha scampo e sembra non esserci autorità o altro soggetto a cui può rivolgersi perché sia ristabilita correttezza e legalità.

E' così che un consorzio è in attesa da oltre 20 mesi che il Sindaco esprima un parere sulla demolizione del fabbricato che tecnici qualificati attestano stia per crollare.

E' così che un altro consorzio, a lavori pressoché ultimati e con i proprietari con le valigie pronte per rientrare a casa, attende da oltre 17 mesi che sempre il Sindaco di turno si esprima sulla richiesta di integrazione al contributo necessario per risolvere un intervenuto imprevisto.

Entrambi i casi sembrano condannati ad un'attesa di cui non è dato conoscere il limite. Destinati ad una attesa eterna anche perché tutti i soggetti sovracomunali interpellati, incredibilmente, non hanno alcuna intenzione o voglia di chiedere conto o sanzionare i protagonisti di cotanto volgare agire amministrativo.

Ai terremotati non rimane che attendere sperando che il parere giunga prima del fatale momento a cui, prima o poi, tutti siamo destinati. Tutti... senza eccezione alcuna

 

Walter Salvatore