Penali applicate col paraocchi

18 apr. 2017

La ricostruzione del dopo sisma del 2009 è governata da innumerevoli rivoli normativi le cui parti che penalizzano il terremotato sono spesso state suggerite dai protagonisti locali.

E' il caso delle penali maniacalmente declinate per sanzionare i presidenti di consorzio, i tecnici e le imprese nel caso i lavori non terminino entro la data prevista.

Mi dicono che all'Aquila si è arrivati a sanzionare più di un Presidente applicando penali che in alcuni casi ammontano al 130% del compenso spettante all'amministratore.

Una sanzione "esemplare" che può trovare giustificazione quando uno o più proprietari dell'aggregato risulta essere destinatario di provvidenze statali per l'autonoma sistemazione.

In questo caso il ritardo nella consegna dei lavori crea un evidente danno erariale ed è quindi corretto che i responsabili ne paghino le conseguenze se e quando le cause sono a loro imputabili.

Multe salate che invece appaiono gratuite quanto inopportune se il ritardo, risolvibile nell'ambito dei rapporti contrattuali "privati" che vertono tra il committente, l'impresa e i tecnici, non crea alcun danno all'erario e alla pubblica amministrazione.

Applicare ottusamente la norma perdendo di vista o non comprendendo le originali e condivisibili intenzioni del legislatore rende un pessimo servizio alla ricostruzione ed anzi dimostra quanto danno il "puro burocrate" può arrecare ai propri simili.

L'assenza di reciprocità nei rapporti con la P.A. è inoltre l'ulteriore beffa a cui si deve soggiacere dato che a fronte delle dure sanzioni previste per il cittadino l'Ente pubblico è lasciato indenne quando:

- il progetto giace nei cassetti degli uffici della ricostruzione per anni; - il SAL intermedio non viene istruito nei 40 gg. previsti; - il Comune ci mette due anni per esprimere un banale parere; - il Genio Civile impiega oltre sei mesi per istruire la pratica; - l'Ordine degli Ingegneri due mesi per vidimare una parcella; - ecc..., ecc...
 

Walter Salvatore