Ipogei urbani e istruzioni d'uso
23 mag. 2018
La ricostruzione post sisma del 2009 ha contribuito a portare alla luce, sia all'Aquila che in alcuni comuni del cratere, la presenza di numerose cavità ipogee naturali e/o artificiali per lo più mai dichiarate e riportate in catasto.
L'assenza in catasto di questi ambienti è motivo sufficiente perché siano ritenuti inesistenti dagli uffici della ricostruzione del cratere (USRC) e da qualche sindaco per il quale l'incolumità delle attuali e future generazioni è un inutile optional.
Il modo di affrontare questo tema ha evidenziato l'abissale distanza dalla ratio utilizzata dagli uffici della ricostruzione dell'Aquila e dai soggetti che invece sostengono di governare quella del cratere.
All'Aquila, che le cavità ipogee siano o meno censite in catasto, poco importa e poco importa se si estendono sotto la via comunale e/o si addentrano sotto la proprietà altrui. Avendo ben chiara la missione loro affidata, cioè quella di facilitare una ricostruzione il più rapida e sicura possibile, all'Aquila considerano l'intero ambiente ipogeo come superficie non residenziale riconoscendo al progettista il contributo conseguente con il quale può quindi provvedere, tramite un intervento unitario, al loro consolidamento.
Nel cratere, invece, grazie ad una procedura che nega buon senso e al contempo mortifica l'intelligenza, tali ambiente si tende con ogni mezzo ad ignorarli o a rendere impraticabile o solo teorico qualsiasi intervento teso al loro consolidamento e finanche alla loro individuazione. Procedure che appaiono elaborate con il preciso intento di complicare inutilmente i processi della ricostruzione e renderla estremamente vulnerabile.
Per ovviare, almeno in parte, alle regole ottuse stabilite dagli attori che governano la ricostruzione del cratere, sono nel frattempo diventate numerose le domande rivolte al Catasto per censire questi ambienti ipogei ma, come prevedibile da chi vive nel mondo reale e quindi non dall'USRC e da alcuni sindaci del cratere che evidentemente vivono e provengono da un altro pianeta, gli uffici territoriali si sono rivelati impreparati ad affrontare le richieste di accatastamento per mancanza di procedure idonee a trattare la fattispecie.
Oggi, a distanza di nove anni dal sisma e solo perché pressato dalle crescenti richieste di accatastamento, il Settore Servizi catastali dell'Agenzia delle Entrate ha finalmente emanato la circolare nr. 627020/2018 con la quale detta ai suoi uffici territoriali le corrette procedure da seguire per accatastare le cavità ipogee naturali e/o artificiali avendo cura di censire i casi più ricorrenti.
La circolare, naturalmente, tratta anche quegli ambienti ipogei a cui si accede normalmente da unità immobiliari già censite in catasto, per le quali rappresentano un ampliamento di dette unità e che si estendono, quasi sempre, al di sotto di particelle limitrofe e/o al di sotto di sedi stradali.
Un manuale delle giovani marmotte atteso da decenni e certamente utile ai tecnici che prossimamente si prodigheranno nell'accatastare una miriade di ambienti ipogei ma, ai fini della ricostruzione, come dimostra L'Aquila, tutta questa manfrina è completamente inutile e serve solo per ritardare, burocratizzare, esasperare e complicare quanto con pochissima intelligenza si può rendere immediatamente attuabile adempiendo efficacemente all'obiettivo di perseguire una ricostruzione rapida, intelligente e sicura.
Walter Salvatore