In nome dell'interesse pubblico

1 nov. 2017

Alla base dell'idea di consegnare ai primi cittadini le sorti della ricostruzione dei tanti borghi danneggiati dal sisma del 2009, insieme alle ingenti risorse economiche ad essa collegate, c'era l'auspicio che quest'ultimi fossero capaci di volare alto, portatori sani di valori etici e morali all'altezza della tragedia abbattutasi sul territorio.

A tutela generale si confidava anche nella capacità degli organi di controllo di prevenire e perseguire, con maggior rigore rispetto al consueto, ogni comportamento illecito in totale accordo con la stessa Corte di Cassazione che sul tema ha recentemente affermato, in sintesi, che:

"La normativa emergenziale non affranca alcuno dal rispetto del principio di legalità, che anzi deve maggiormente e soprattutto in questi casi, così dirompenti e distruttivi per la vita delle popolazioni colpite, costituire l'essenza dell'attività amministrativa in maniera da evitare che tali disastri si risolvano in favori assicurati a taluni soggetti e vessazioni in danno per altri".

Non a caso, in quel periodo, alle autorità apicali fu posta la seguente domanda, rimasta tuttora inevasa: "Se in questo grave momento a governare il Comune ci dovesse essere un Sindaco inadeguato, è questa da considerarsi condizione sufficiente per subire una ricostruzione di serie B?".

Oggi, alla luce dei fatti, chi ha avuto in questi anni la pazienza di segnalare, con metri cubi di documentazione riversata in atti, mai contestata, una innumerevole serie di omissioni, abusi d'ufficio e falsi ideologici tesi a favorire taluni e, nel contempo, a danneggiare il nemico personale e/o politico oppure a minare una equa, sana e sicura ricostruzione, deve constatare che oggi il "senso civico" è considerato un disvalore ritenuto addirittura d'ostacolo al perseguimento dell'interesse pubblico.

Al "terremotato qualunque" evidentemente non è concesso altro che volgere lo sguardo altrove e mantenere un profilo il più basso possibile dato che, nonostante i pur chiari assunti della Corte di Cassazione e che questi rappresentino solo l'ombra dei principi che oltre 2.400 anni fa venivano postulati da Socrate e i suoi discepoli, oggi l'interesse pubblico è lo scudo dietro il quale un primo cittadino può compiere impunito atti illeciti abusando del proprio potere per pasturare clientele e vessare l'avversario.

 

Walter Salvatore