Ci sono voluti quattro anni
5 mar. 2016
Il terremotato abruzzese oggi scopre che ci sono voluti quattro anni e l'intelligenza di un Giudice romano per raddrizzare storture presenti in quella normativa per la ricostruzione, evidentemente scritta con i piedi nel 2012, mai eccepita dai politicanti nostrani.
Politicanti da sempre proni a qualsiasi autorità, vera o millantata, che ha avuto la ventura di passare da queste parti elargendo il proprio improbabile sapere agli indigeni locali.
C'è voluto il Consiglio di Stato, con la sentenza pubblicata lo scorso 22 febbraio 2016 (nr. 726/2016), a fare ordine in una materia lasciata volutamente confusa per favorire quella consolidata prassi dello scarica barile tanto caro e duro a morire nella P.A.
Gli otto UTR (Uffici Territoriali per la Ricostruzione) non sono più da considerare isole autonome autogovernate da regole divaricanti frutto delle interpretazioni e dell'immaginazione dell'istruttore di turno e all'USRC non sarà più consentito scimmiottare Ponzio Pilato.
In un'aulta di tribunale si è deciso che questi uffici sono da considerare, sotto ogni aspetto, alle dirette dipendenze dell'USRC e non serviva certo un Giudice perché un concetto di puro buon senso trovasse riscontro anche nella realtà.
Sempre ad un Giudice, e non certo ai nostrani politicanti, dobbiamo la prescrizione di quel necessario e più che auspicato passo indietro da parte dei Sindaci del cratere che fino ad oggi in tutto si sono distinti tranne che in una intelligente ed equa politica della ricostruzione.
A fine ricostruzione forse avremo le idee più chiare ma se questi sono i tempi di reazione allora probabilmente succederà come in Irpinia dove al politico romano di turno gli sono serviti ben dodici anni per sancire l'incompatibilità dei tecnici con la carica di consigliere comunale.
Walter Salvatore