Che faccia tosta

10 ott. 2015

Ti ritrovi primo in quella graduatoria della ricostruzione che a Barisciano tutto rappresenta tranne che un'attribuzione di priorità fatta a regola d'arte.

Si inizia a fare il progetto di riparazione ma, purtroppo, sei costretto a sospendere l'attività perché, nel frattempo, si rileva che la situazione statica delle cantine/grotte sottostanti si è deteriorata a tal punto che l'unica quanto OBBLIGATA alternativa alla riparazione risulta essere l'abbattimento e la ricostruzione dell'intero aggregato.

L'autorizzazione ad abbattere un fabbricato in centro storico, pur se ritenuta l'unica alternativa certificata da ingegneri strutturisti e geologi nonché confermata informalmente anche da esperti in fondazioni dell'Università dell'Aquila, la deve dare una commissione tecnica (la commissione edilizia comunale è stata sciolta proprio quando poteva essere di grandissima utilità) che il sindaco ha il compito di nominare per fargli esprimere un parere nel merito.

A metà ottobre 2014 formalizzi al Sindaco la richiesta di sospensione dei termini per la presentazione del progetto nonché l'autorizzazione all'abbattimento e ricostruzione dell'aggregato allegando all'istanza le relazioni a firma dei tecnici e del geologo che ne argomentano e certificano l'esigenza.

Aspetti educatamente fino ad aprile dell'anno successivo (sei mesi) e poi, nonostante i solleciti, di fronte a questo abnorme silenzio dell'amministrazione e mentre osservi gli aggregati che ti seguono in graduatoria iniziare i lavori, non hai altra scelta che rivolgerti alla magistatura per chiedere se tale atteggiamento sia da ritenere normale oppure concretizza l'indebita ed ingiustificata interruzione di un servizio pubblico.

A maggio 2015, dieci giorni prima delle votazioni amministrative locali che vedono ricandidato il sindaco uscente, magicamente l'istanza ottiene, insieme ad un'altra decina di domande simili giacenti nei cassetti dell'amministrazione da oltre sette mesi, una parvenza di riscontro che, nel caso in esame, non risolve la questione ma la rimanda ad ulteriori approfondimenti.

Ed è così che, ad un anno dalla presentazione dell'istanza, ancora non si ottiene risposta ed oggi, sorprendentemente, c'è chi è disposto a credere al sindaco quando gli confida in "camera caritatis" che il ritardo nella definizione della pratica è da addebitare alla sfrontatezza di chi, per chiedere conto del ritardo, ha avuto l'ardire di ricorrere alla magistratura  invece che andare a prostrarglisi ai piedi.

Non sorprende la faccia tosta del Sindaco ma si resta sbalorditi dalla credulità dei suoi interlocutori.

Non rimane che constatare la fondatezza di quell'antico detto che asserisce come a certuni si faccia fatica a metterglielo in testa ma rimanga estremamente agevole farglielo entrare da tutt'altra parte.
 

Walter Salvatore